Sono passati ventuno anni dalla strage di Capaci. Da quel pomeriggio del 1992 in cui Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della scorta trovarono la morte nell’attentato mafioso che fece saltare in aria un intero pezzo di autostrada tra Palermo e Punta Raisi. Quattrocento i chili di tritolo utilizzati per quella strage, “diretta” dal boss di Cosa Nostra Totò Riina. Oggi Palermo si ferma per ricordare quel 23 maggio e lo fa con alcune iniziative che ormai da anni accompagnano la memoria di quel lontano pomeriggio. Una su tutte, quella che vede protagonisti circa 3mila studenti provenienti da tutta Italia, giunti stamane al porto di Palermo su due “navi della legalità” ribattezzate “Giovanni” e “Paolo” per ricordare anche la strage di via d’Amelio, avvenuta a distanza di due mesi, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Le navi sono salpate ieri sera rispettivamente da Civitavecchia e Napoli; gli studenti, accompagnati dal presidente del Senato Pietro Grasso, sono stati accolti da una gran folla di palermitani. Tanti gli striscioni preparati dai ragazzi, dedicati ai due magistrati uccisi dalla mafia, tanti gli slogan: “La libertà non ha pizzo”, “Chi ha paura muore ogni giorno” sono solo un esempio dello spirito che anima tanti giovani, e non solo, che hanno voglia di dire la loro sulla legalità. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio alla sorella del giudice Falcone, Maria, ribadendo quell’impegno nella lotta alla mafia che “prosegue instancabilmente con rinnovati successi” e che “vede unite le forze politiche e sociali”.
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