mercoledì 10 aprile 2013

Parlare prima al cuore e alla ragione


Molti resteranno sorpresi nel vedere (prima di leggerlo) il contenuto di questa cartellina, che promuove la mia candidatura a Sindaco di Roma. A prima vista, sembra che il principale obiettivo sia quello di far “risorgere” don Luigi Sturzo, come già si intuisce dal nome del partito, che mi candida al Campidoglio. In effetti il pensiero del sacerdote di Caltagirone è qui “dominante”, ma era tempo che lo diventasse, perché averlo dimenticato per decenni ha causato una vera e propria deformazione culturale dell’Italia, come dimostro nell’opuscolo “La Dc non sarebbe scomparsa se avesse seguito il pensiero sturziano”.
Il contenuto della cartellina ha un obiettivo ben preciso: io e i miei amici di POPOLARI LIBERI E FORTI desideriamo conquistare i voti degli elettori di Roma parlando innanzitutto al loro cuore e alla loro ragione prima che alla loro “pancia”. Forse è una strategia comunicativa meno efficace, ma per noi è più onesta. Inoltre è molto coerente con l’insegnamento che abbiamo ricevuto dal pensiero e dalla vita di don Sturzo, che fu pro-sindaco di Caltagirone per ben 15 anni (1905-1920), nonché – per la sua grande competenza amministrativa - Vice Presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
Far “risorgere” Luigi Sturzo significa far conoscere, soprattutto ai più giovani, uno dei più grandi statisti italiani, riconosciuto tale da credenti (come Luigi Einaudi, che nel 1952 lo nominò Senatore a vita) e da non credenti (come Gaetano Salvemini, che lo definì “uno dei più belli acquisti della mia vita”). Questa citazione fu ri- cordata dal Prof. Ernesto Galli della Loggia in un suo pregevole intervento fatto qualche anno fa in un convegno a Roma (“Se ci fosse don Sturzo…”) e che si concludeva così:
“Noi torniamo a Sturzo per la forza delle sue idee e dei suoi valori, per l’altezza purissima e i modi della sua fede cristiana, per la sua visione penetrante, per sentirci meno soli, più liberi e più forti sulla via non facile che oggi si apre da- vanti all’Italia”.
Noi di POPOLARI LIBERI E FORTI ripartiamo da Sturzo, perché è il miglior modo per parlare al cuore e alla ragione di tutti, romani e non romani. Ed è an- che il miglior modo per rispondere all’appello che Benedetto XVI fece il 7 set- tembre 2008 a Cagliari, quando auspicò l’arrivo di una nuova generazione di cattolici impegnati in politica. “Nuova” generazione perché la “vecchia” aveva fallito per un evidente deficit di spirito di servizio, causato da un grave deficit morale e culturale.
Eppure Gesù aveva parlato chiaro nel corso dell’ultima cena rivolgendosi agli apostoli: “I re che governano il mondo si fanno chiamare benefattori, ma voi non fate come loro: chi governa sia come colui che serve”. Purtroppo è stato un consiglio poco seguito dalla maggioranza dei governanti, cristiani e non cristiani, sino ai tempi nostri.
Nel “Credo” diciamo che Gesù “patì sotto Ponzio Pilato” e in quel “sotto” – interpretabile anche come “ai tempi di” – c’è tutta l’ingiustizia del rapporto squilibrato tra il governante-soggetto e il governato-oggetto, che - ridotto a suddito - deve stare per forza “sotto”.
Sono passati 2000 anni, ma noi italiani possiamo dire di stare ancora “sotto”, sudditi di governi che ben poco hanno avuto di cristiano e persino di puro buon senso. Lo dimostra il fatto che i nostri governi sono stati gli unici al mondo ad accumulare un enorme debito pubblico “virtuale” nei confronti dei loro sudditi, debito virtuale ma vero, anche se non è stato ancora contabilizzato nel debito pubblico effettivo. E ci hanno detto che i conti dello Stato erano in ordine….
Emma Marcegaglia ha di recente affermato: “Uno Stato che non paga i suoi debiti alle imprese è incivile”. Io aggiungerei che è soprattutto immorale, ma non lo Stato, bensì la sua classe dirigente e politica, di cui conosciamo nomi e cognomi.
Nei due opuscoli inclusi nella cartellina desidero chiarire, innanzitutto ai gio- vani, come l’Italia sia caduta nella “trappola” in cui ci troviamo. E’ una caduta temuta (e prevista con grande lungimiranza) da don Sturzo sin dagli anni 50. A mio parere possiamo uscire da questa “trappola” solo attraverso una profonda trasformazione morale e culturale del Paese. La sfida per il Campidoglio è una buona opportunità per piantare i primi “semi” di questa trasformazione, che richiederà molto tempo.
La nostra lista si chiama PER ROMA LIBERA E FORTE; lo slogan elettorale è SALVIAMO ROMA, MA TUTTI INSIEME ! Per essere salvata, Roma - come l’Italia - va liberata dai suoi nemici più pericolosi: la corruzione e l’incompetenza. Sono due nemici che possono essere combattuti e sconfitti solo da una classe politica e amministrativa ben “corazzata” di buona cultura e di grande spirito di servizio.
Io e i miei amici di POPOLARI LIBERI E FORTI riteniamo di avere questa “corazza”. Lo dimostreremo innanzitutto con un diverso stile di governo, che punterà molto sul miglioramento delle condizioni operative dei 26 mila dipendenti comunali (stiamo per aprire uno sportello per il loro “ascolto”) e sul coinvolgimento del maggior numero possibile dei tanti “liberi e forti” che vivono a Roma. Sono quelle persone, appartenenti al mondo imprenditoriale, del lavoro autonomo e del volontariato, che intendiamo motivare a “dare” i loro talenti per aiutare i deboli a uscire dalla più grave crisi degli ultimi decenni. Senza dosi massicce di generosità e di solidarietà non potremo mai uscire da questa crisi, causata proprio da tutto ciò che si trova agli estremi opposti della generosità e della solidarietà.
Parlare al cuore e alla ragione (per giungere poi alla “pancia”) vuol dire creare una stretta alleanza – con incentivi e supporti operativi da entrambe le parti - tra il settore privato e il settore pubblico, entrambi bisognosi non di una semplice “tregua”, ma di una vera e propria “pace” strutturale. Più che il sindaco vorrei essere il “regista” e il motivatore dei 15 veri sindaci della Città Eterna, ossia i 15 Presidenti dei Municipi che ingiustamente sono chiamati “mini-sindaci”. Ma sono loro ad avere il contatto più diretto con la popolazione di Roma, sono loro a conoscerne meglio i problemi e le soluzioni desiderate, sono loro a “metterci la faccia” più del sindaco. Se eletto al Campidoglio, insieme agli Assessori e ai Consiglieri Comunali, è mia intenzione stabilire un legame molto stretto con l’attività dei 15 Municipi, aumentandone i poteri.
E’ mia convinzione che quanto più potere e responsabilità verranno trasferite dal Sindaco-regista ai 15 veri Sindaci dei Municipi, tanto meglio verranno gestite le risorse umane e finanziarie del Comune, anche in virtù di un più efficiente controllo del Campidoglio su ciò che avviene a “valle”.
Corruzione e incompetenza si possono vincere con una “medicina miracolosa”: la massima trasparenza nell’azione di governo. Intendo utilizzarla in anticipo sin dal lavoro svolto nel corso della campagna elettorale, perchè pubblicheremo “on line” il dettaglio completo delle nostre spese per la campagna stessa (tutte finanziate con contributi privati, perchè il nostro partito ha rinunciato per Statuto a qualsiasi contributo pubblico). Comunque posso già anticipare con assoluta certezza che il Tesoriere del nostro Comitato Elettorale non potrà mostrare alcun bilancio “milionario”, perché non intendiamo fare spese folli, non solo per un motivo morale, ma anche per un semplice motivo economico: non disponiamo di molti soldi.
Ma la nostra ricchezza non è di tipo monetario, bensì di tipo culturale, perchè disponiamo di un ricco patrimonio di idee e di esperienza. D’altronde quanto è avvenuto in Italia negli ultimi decenni ha ampiamente dimostrato che non sono i tanti soldi a disposizione dei partiti a garantire i buoni risultati in politica. Sempre in tema di trasparenza, intendo presentare a metà maggio “on line” anche la mia eventuale squadra di governo con i nomi, i volti e l’esperienza professionale dei singoli assessori, tutti non provenienti dal mondo della politica.
Non basta avere le buone idee, bisogna anche avere i bravi realizzatori di queste idee e ciò costituisce il più prezioso patrimonio che un partito possa avere. E’ un patrimonio che si acquisisce anche in virtù delle buone “radici” culturali che il nostro partito possiede, “radici” ben piantate nella tradizione ultrasecolare della dottrina sociale della Chiesa (nel ricevere frequenti complimenti per la sua attività di pro-sindaco, Sturzo era solito rispondere: “Non è farina del mio sacco, devo tutto al Vangelo e alla Rerum Novarum”).
POPOLARI LIBERI E FORTI è oggi l’unico partito di ispirazione cristiana, ma non confessionale, presente in Italia, perché è stato fondato dagli autentici interpreti del popolarismo sturziano, convinti sostenitori dell’economia sociale e solidale di mercato. Un sistema economico, questo, oggi umiliato dal capitalismo speculativo “stile Las Vegas”, ma che è destinato a essere il più valido punto di riferimento in un mondo sempre più integrato, ma anche bisognoso di non essere più governato dai “benefattori” con i governati “sotto”.

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